IL BUSINESS PLAN E I BENEFICI FISCALI DI START UP E PMI INNOVATIVE

IL BUSINESS PLAN E I BENEFICI FISCALI DI START UP E PMI INNOVATIVE

L’attuale panorama normativo riserva benefici fiscali molto interessanti a favore di Start Up innovative e Pmi innovative, le prime individuate dall’art. 25, 2° co. del DL 179/2012, e le seconde dall’art. 4, 1° co. del DL 3/2015.

Sono infatti previste significative agevolazioni finalizzate a favorire l’investimento nell’equity di queste società di tipo innovativo.

Tra le condizioni richieste per poter fruire delle agevolazioni è prevista anche la obbligatoria presentazione e consegna di un Business Plan al potenziale investitore, preliminarmente al suo ingresso nel capitale della società innovativa o comunque al versamento di finanza a favore della stessa.

In questi casi, pertanto, il Business plan va considerato un documento imprescindibile espressamente previsto per legge.

 

Il Business plan dovrà innanzitutto illustrare l’idea imprenditoriale, le strategie aziendali e le risorse necessarie per realizzare il progetto, descrivendo gli scenari ipotizzati e le specifiche assunzioni in base alle quali vengono elaborati i Piani previsionali.

 

A tale scopo può essere utilizzata la classica struttura del Business Plan, che in genere si articola nelle seguenti sezioni:

 

·        Presentazione dei Promotori

·        Descrizione del progetto

·        Il mercato

·        Il prodotto/servizio

·        Il piano di marketing

·        Il piano organizzativo

·        Il piano economico-finanziario

·        Conclusioni e stress test

 

Per rispettare i principi di attendibilità e affidabilità del Business plan – così come statuiti dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, é opportuno sviscerare a fondo le variabili assunte per lo sviluppo del Piano, in modo da consentire ai destinatari del documento di effettuare un’attenta analisi critica di tutto quanto sia stato supposto, evidenziando le circostanze che devono effettivamente concretizzarsi affinchè si realizzino gli scenari ipotizzati.

 

Da una parte, quindi, il Business Plan richiede previsioni di dettaglio che abbiano una prospettiva di medio-lungo termine e che si appoggino su basi concrete, dall’altra parte nei progetti innovativi spesso non ci sono dati a cui potersi rifare per una buona analisi, sia con riferimento – ad esempio – alla produzione del prodotto/servizio che alla risposta del mercato.

 

A tale scopo può essere utile il ricorso al Business Model Canvas, strumento che aiuta a delineare la strategia di impresa. Oppure le indicazioni contenute dal principio internazione ISAE 3400, anche in ordine alla distinzione tra “assunzioni basate sulle migliori stime” e “assunzioni ipotetiche”.

 

E’ inoltre sempre opportuno il riferimento a dati di aggiornate ricerche di mercato storiche e prospettiche.

 

In ogni caso è importante che dal Business Plan emerga:

– la concretezza del progetto;

–  una chiara comprensione del mercato e delle dinamiche che lo governano;

–  le capacità imprenditoriali ed organizzative dei promotori.

 

Per quanto riguarda la parte numerica del Piano, questa dovrà come minimo includere un Conto economico previsionale, uno Stato patrimoniale previsionale e un Piano finanziario.

E’ opportuno che per almeno il primo anno previsionale o almeno sino alla “entrata a regime” del progetto, tali Piani vengano proposti – per lo meno per la parte finanziaria – anche su base mensilizzata: ragionare solo su saldi di fine anno potrebbe, infatti, non consentire di intercettare picchi di fabbisogno che si verificano nel corso dell’anno per effetto dello stato di avanzamento del progetto e/o della stagionalità del business.

 

A completamento dei Piani previsionali è bene procedere con degli stress test, ovvero la simulazione di scenari prudenziali in cui siano state peggiorate alcune variabili significative: fatturato, marginalità, dilazioni di incasso e pagamento, ecc..

In questa maniera il destinatario del documento potrà valutare, attraverso l’analisi di sensitività, quali sarebbero gli effetti di tali evenienze sui risultati economici e sui fabbisogni finanziari attesi.

 

E’ appena il caso di ricordare che per fruire delle agevolazioni in argomento, è necessario presentare al potenziale investitore, unitamente al Business Plan, anche l’Exit Strategy nel quale illustrare le possibili opzioni di uscita, anche parziale, dalla società riservate all’investitore.

 

L’orizzonte temporale del Business plan e i relativi contenuti dovranno ovviamente essere coerenti con quanto previsto dall’Exit Strategy.

 

Ufficio Studi di Net Consulting srl

Alessandro Scaranello, Dottore commercialista iscritto- Ordine di Rimini – specializzato in Economia e Finanza d’Impresa.

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